venerdì 6 aprile 2012

La fine delle avanguardie politiche

Nel contesto indipendentista veneto degli ultimi anni, composto ovviamente da esseri umani ognuno dei quali con la propria ideologia (e alcuni come me con nessuna ideologia a priori), si è visto più volte pubblicare da qualcuno il quadrante (di Maddox / Lilie fatto a diagramma cartesiano o la rielaborazione fatta più tardi da Nolan) nel quale a seconda di come una persona dichiara di vedere alcuni temi di carattere economico, politico e sociale, viene piazzata in uno degli spazi di tale diagramma e da lì viene etichettata con un certo tipo ideologico:  gli viene detto "tu sei comunista", "tu sei socialista", "tu sei socialdemocratico", "tu sei conservatore", "tu sei liberale", "tu sei liberista", "tu sei libertario", "tu sei un fascista", ecc. ecc.



Non a caso esiste questo modo di vedere le cose, è un approccio che arriva con la nascita delle ideologie nella seconda metà del 1800 (in periodi precedenti erano ancora in gestazione).  Ideologie che tanto hanno permeato la vita delle persone nel 1900 e per tutto l'inizio di questo Ventunesimo Secolo.

Quel quadrante non è solo uno strumento socio-economico, ma è anche il riassunto preciso e schematico di un modo di pensare e di affrontare la vita che non prevede alternative alle possibilità definite dagli intellettuali socio-economico-politici che si sono susseguiti nel tempo e che identifica in tutte le ideologie oggi esistenti quello che secondo loro è la summa di tutto quello che l'essere umano può pensare ed essere.
Insieme con le ideologie non solo arrivano le persone che provano ad analizzarle e se ne escono con diagrammi come quelli suddetti, ma con la nascita di tali ideologie nasce anche un concetto che fino a quel momento era latente ed associato ad altri contesti (specie quelli legati alle arti):  l'avanguardia.

L'avanguardia o le avanguardie, erano costituite formalmente o informalmente da gruppi di persone che per prime si interessavano ad uno specifico tema, in genere artistico, teatrale, musicale o letterario ed in seguito con la nascita delle ideologie anche socio-ideologico e politico.


Non saranno discusse in questo articolo le avanguardie del mondo dell'arte, della musica, del teatro, della scienza, ecc., che a mio avviso ancora oggi hanno ragione di esistere (anche se stanno pian pianino scomparendo) e che a volte sono ancora decisive in tali settori della nostra vita.
Qui mi concentrerò invece sulle avanguardie ideologiche e politiche.

Ogni corrente ideologica e politica dalla seconda metà del 1800 ai giorni nostri ha conosciuto il fenomeno dell'avanguardia.

Un manipolo più o meno corposo di intellettuali che studiando e osservando la realtà in qui vivevano di volta in volta definivano delle procedure astratte che secondo loro se venivano praticate avrebbero portato maggior benessere economico e sociale a tutta la comunità in cui vivevano.

Inizialmente, tra il Rinascimento e il periodo immediatamente precedente alla Rivoluzione Francese, queste idee di assoggettamento ideologico di tutti gli individui venivano in mente a sparuti individui, intellettuali dell'alta borghesia o dell'aristocrazia, alcuni dei quali, convinti della bontà dei loro studi, non esitavano ad investire i propri denari per sperimentare tali idee concretamente.
Alcuni dei lettori ricorderanno le comunità create e volute un po' ovunque da nobili, aristocratici e alto borghesi tra il Rinascimento e la Rivoluzione Francese.  In tali comunità, costituite per lo più da loro stessi e dai loro servitori (contadini, faccendieri, artigiani, servi), si sperimentavano metodi di vita legati all'anarchia assoluta, al comunismo assoluto (quando ancora non veniva chiamato così), alle comunità private della famiglia, dove i figli venivano allevati tutti insieme, alle comunità poligame, alle comunità senza religione e a quelle senza regole predeterminate, ecc. ecc... Ve n'erano di tutti i tipi, basta documentarsi per riscoprirle.

Arrivò la Rivoluzione Francese e queste applicazioni locali di studi sperimentali socio-economici, vissero la prima vera trasformazione diventando delle ideologie come oggi le intendiamo, ideologie pensate e concettualizzate non da singoli studiosi, persi quà e là in Europa, ma da una rete di aristocratici o borghesi intellettuali in genere di numero ridotto se non ridottissimo, per la maggior parte filosofi che si interrogavano sulla società e sulla struttura della società.
Questi gruppi di intellettuali erano le nuove avanguardie politico-ideologiche.

Gli anni successivi alla Rivoluzione Francese, queste reti di intellettuali si moltiplicarono e si ebbero differenti gruppi e ogni gruppo rappresentava un'avanguardia relativa ad un'ideologia... Presero pure coscienza di essere avanguardie ideologiche ed iniziarono ad autodefinirsi tali.


Le avanguardie, come potete vedere da alcuni manifesti che riporto in questo articolo (basta cercare su Internet per trovarne delle più svariate), esistevano per un semplice motivo:  il potere intellettuale si interpose tra il potere monarchico e il potere militare, scalzando in buona parte il potere religioso. E gli intellettuali, per poter avere ragione sugli altri poteri dovevano allearsi e promuovere le loro ideologie.

Tutto questo nel corso del 1800, quando pochissimi sapevano leggere e scrivere e ancor meno avevano la possibilità di dedicarsi a studi superiori e a riflettere e filosofare sulla società (composta per la stragrande maggioranza da illetterati).

Questi ristrettissimi gruppi di intellettuali che formavano di norma l'avanguardia di un'ideologia, credevano talmente in quello che scrivevano e che dicevano che erano arrivati alla conclusione che potevano praticare le loro teorie sulla moltitudine degli individui... i quali, grezzi ed ignoranti, si sarebbero dovuti ammaestrare come delle bestie.

Questo errore fu commesso da tutti, indistintamente, e produsse di tutto e di più (basti pensare alla dittattura comunista sovietica, al nazi-fascismo italo-tedesco e all'apartheid negli USA e in Sud Africa, ecc ecc ecc ecc ecc ecc ... ovviamente gli eccetera si sprecano).

L'errore di applicare delle ideologie politiche (delle teorie sociali) partendo da un'avanguardia quasi come fosse una miccia di una bomba da far deflagare nei confronti di una moltitudine ignorante e pecorona, è un errore che si è costituito lungo il 1800 e che ha vissuto il suo massimo per tutto il 1900, arrivando fino al Ventunesimo Secolo.

E gli intellettuali che facevano parte delle avanguardie politico ideologiche, soprattutto nel corso del 1900, presero il posto di cristi, santi e profeti, venendo in modi diversi, ma in fondo tutti uguali, innalzati sull'altare laico dell'ideologia politica di turno.

Ma già dalla fine del 1900, ha iniziato a manifestarsi un fenomeno che forse era da prevedersi e che covava da qualche decennio:  i pecoroni, grazie alla scuola obbligatoria per tutti, sono diventati sempre meno pecoroni e non erano più facilmente governabili con le regole dell'ideologia politica, come invece lo erano in precedenza.

Le ideologie politiche si stanno rivelando un grande errore, dato che qualsiasi sia l'ideologia politico economico sociale, per sua natura è e resterà pura teoria. La complessità di una comunità, di una società, è tale che non esiste una teoria che possa prevalere sulle altre (questo è un prerequisito in genere non dichiarato, ma sempre applicato da qualsiasi ideologia, ovvero l'essere la migliore di tutte). 
Così, cittadini non più analfabeti, non più pecoroni, capaci di pensare con la propria testa, sempre meno si faranno abbagliare dalla luce emanta da questi specchietti per le allodole tenuti in mano da questi intellettuali da strapazzo che pomposamente si considerano parte di chissà quale avanguardia.

Cadono le ideologie politiche e le avanguardie politiche perdono di rilevanza... E tra non molto tempo, questi intellettuali pieni si sè, più convinti della loro ideologia politica che del buon senso che potrebbero applicare alla vita di tutti i giorni, perderanno il loro vestito sacerdotale e verranno cacciati dal tempio.

Ci sarà da divertirsi, questo è sicuro :-)


3 commenti:

  1. Ottimo articolo.
    Ti sei dimenticato di dire che esistono certi furbetti libertari che usano quegli schemi del casso per pretendere di essere superiori o in alto... :)

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  2. Nel finale scrivi: "Ci sarà da divertirsi, questo è sicuro :-)"

    Perchè?
    In tutti questi anni che riporti nell'articolo non è sempre quello che è accaduto?

    StefanoZ

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    1. Ciao Stefano.

      Grazie per aver lasciato il tuo commento.

      Il mio "ci sarà da divertirsi" è inteso in forma squisitamente culturale... è come quello che appassionato di stelle, si diverte ad osservare qualche fenomeno stellare raro o modificante gli eventi prestabiliti... Ho fatto l'esempio delle stelle, ma potevo farlo per qualsiasi altro evento in un contesto ove vi sia di che appassionarsi.

      Questo articolo che ho scritto è il risultato di una mia riflessione che dura da tempo e che parte da lontano, quando maggiorenne mi posi per la prima volta la domanda : "a chi darò il mio voto?"

      Non sono mai riuscito ad inquadrarmi in nessuna ideologia politica, nemmeno in quelle ideologie che autoreferenziandosi affermano che non ci si deve inquadrare.

      Alla fine mi sono reso conto della ragione. Le ideologie nascono da una costruzione astratta della realtà che poi si deve calare artificialmente come una sorta di automatismo all'interno della società stessa... In genere distruggendo tutto quello che non è coerente.

      Qualcuno mi dirà che il fatto che le ideologie parlino di se stesse e che gli ideologhi non si muovono per inerzia ma "governano" l'ideologia, lo considero una gran stupidaggine.

      C'è chi dimostrò che un sistema che si autoreferenzia non è completo, ovvero con le Leggi e le Regole che si definiscono all'interno di tale sistema non si potrà MAI dare una descrizione COMPLETA del sistema stesso. Bisogna SEMPRE osservare il sistema dall'esterno.

      MA, c'è stato anche chi ha dimostrato come osservando il sistema dall'esterno sia possibile interferire comuque (anche se involontariamente) con il sistema stesso e quindi in quel caso l'osservazione ne risulterebbe falsata.

      MA, c'è anche chi ha dimostrato che spesso NON CI È DATO DI SAPERE se la nostra osservazione esterna e obiettiva sia veramente tale e che non sta interferendo do quello che stiamo oseervando.

      Concludo che le ideologie, in quanto teorie economico-socio-politiche, PECCANO di presunzione di verità, perché presentano esattamente i problemi che qui ho detto.

      Gli ideologi, muovendosi all'interno di una ideologia, sono ancora più limiutati di chi osserva l'ideologia dall'esterno, perché essi in più non possono avere in mano tutte le Leggi e le Regole che permettano loro di comprendere al 100% l'ideologia stessa.

      L'avanguardia, ovvero i migliori e i più convinti tra gl ideologi, per ovvia restrizione del ragionamento precedente, sono fuori sicuramente da qualsiasi realtà... Di certo stanno perfettamente a loro agio nel pollaio ideologico di qui in genere si autoproclamano i più impegnati sostenitori.

      Lo so, il tema non è dei più facili, mi scuso se non sono stato chiaro.... Ma sono pronto a ripetermi e a dettagliare meglio eventuali passaggi.

      Ancora grazie per la domanda.

      Ciao, Andrea

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